“Aliens”, una raffinata suite strumentale di prog, funk e altre influenze musicali L’elegante stile Osmosis

21.06.2020

Sonorità che sembrano arrivate da un altro pianeta, quelle degli Osmosis, in tempi in cui di orecchie umane capaci di gustare a fondo musica complessa, variegata, densa di rimandi ed evocazioni multiformi, così come di luoghi adatti a farla espandere in dimensioni live ce ne sono rimasti davvero pochi, almeno in Italia. Ma tant'è, questa band marchigiana con base ad Arcevia - dove Enrico Contardi ha messo su uno studio coi controfiocchi, quello dov'è è stato registrato "Aliens" - dimostra coraggio e preparazione tecnica ad alti livelli.

La parola "Osmosis", appunto, già come nome del gruppo, la dice lunga sulla sua natura e gestazione. Lo stesso vale per questo "Aliens", cd d'esordio autoprodotto nel novembre scorso. Un mix, un intreccio, delicato ed elegante, raffinato, di vari generi, dove dominano un progressive mai barocco, e un funk che flirta col pop, venato di echi jazz e rock, per una specie di suite solo strumentale che si dipana in sei brani che scorrono lievi, appena eterei, ma affatto scontati. Tanto che c'è spazio per suggestioni giamaicane in una composizione come "Oceans reagge".

Brani scritti dal batterista Alberto Severini (alle spalle una mezza vita passata in formazioni, anch'esse marchigiane, del calibro di Gang, Macina, Kinky Reagge) in tandem col bassista Enrico (formatosi con la musica classica, con esperienze anche nella Filarmonica Marchigiana) i quali con Michele Paolucci (chitarra elettrica, innamorato del metal e dell'hard rock), costituiscono l'ossatura base dell'ensemble. "E' vero, nel proporre questo tipo di musica, molto da ascolto, ci sentiamo un po' strani, alieni. - ammette Alberto Severini - Non è certo adatta ad essere fruita accanto a un bar chiassoso in spiaggia. Piuttosto in ambienti più ovattati, ecco, magari in un teatro. Purtroppo, proprio a causa della pandemia da Covid, ci siamo potuti confrontare col pubblico in rarissime occasioni, ma questo lavoro piace. E ci piacerebbe molto esibirci all'estero, penso al nord Europa, ai Paesi scandinavi, dove c'è più abitudine a concerti da gustare con comodità e attenzione, ma ci stiamo organizzando per l'Italia". Le sei tracce, nate di getto, sono state provate e riprovate, limate e rimodellate, con un gran gusto della ricerca, quasi della perfezione espressiva. Senza mai cedere ad arrangiamenti pesanti, ma al gusto di sperimentare un po', quello sì, anche con l'uso di filtri elettronici per la batteria. "Aliens" ha preso vita col contributo in studio del sax di Alberto Ortolani, in "Groove in E" (pezzo adattissimo a risuonare ai bordi di una piscina in occasione di un cocktail party) e del giovanissimo Michele Morici, seconda chitarra elettrica, che con quella di Paoucci tesse trame che fanno venire in mente influenze di big del passato come King Crimson e Gong stampati nel cuore di Severini. In attesa di incontrarli su palchi non troppo esotici, gli Osmosis partoriscono nuovi brani, alcuni già presenti anche in formato video nella loro omonima pagina Facebook.

Per ascoltare Aliens: https://open.spotify.com/album/75SeWwhm5NXMw9BaXa4AK1. Per acquistare il disco: Alberto Severini, tel. 340/7364371, albifrums@libero.it; su internet su Amazon o seguendo i link degli artisti promossi dall'etichetta Soundflower Records (soundflower.it)

Giampaolo Milzi

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