Poesie e racconti

Ho saldato le strade

Ho saldato le strade di oggi
a frammenti di ricordi
per ricomporre un passato
allegro e bugiardo
e senza averti cercata
sei arrivata tu
Così vicina da non entrare negli occhi
casuale e inevitabile
come l'armadio del tempo
dove credi di avere riposto ogni passione
e se chiudi una porta se ne apre un'altra
che ti risucchia indietro.
Sei vestita di freddo come se fossi nuda
adesso che io ti guardo finalmente
e i miei vestiti smessi
non ti scalderanno
né il tuo presente
che si allontana e avvizzisce di vergogna.
C'è una piazza che segna il tempo
raccolgo le sue foglie d'autunno
e ti rivesto.
E' così freddo ormai.

                                          Salvatore Miseria

Disegno di Giampaolo Milzi

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La pioggia nel pollaio

Taci.
Sulle soglie del bosco
non odo parole che dici umane.
Solo dai greppi
da lacera corda di strumento
ad arco risale lo stridente
gracchiare della vetusta cornacchia.
Lo odi?
Il limaccioso fosso
impenna e aspro sovrasta
l'usuale e pigro chiòcchio
delle gallinelle nell'ara.
Qui
In orbite eccentriche
selvaggi ed ilari
pigolando vanno
i solari pulcini

                              Angelo Crescenzi

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Poesia del giorno

Sono le quattordici
due righe di foglia
e formiche passeggere
Il piccione è arrivato
amaro come sempre
Il fuoco di quei due raccolti
ragazzi sulla panchina
è simile alla fonte
della mia scrittura
Ho trent'anni
cado come la lancetta
sull'orologio
arrivo sempre in alto
poi ricado.

                       Francesco Gemini

Mano Gialla (Capo Cheyenne)

Sono le anime dei bisonti
le nuvole nel cielo
e la loro metamorfosi
è l'indiano bianco
che scaltro
si muove nella grande prateria celeste
Mano Gialla
consegnasti a me la lancia
dei ricordi,
il mio paradiso.
Sono i monti i miei denti
è il torrente
il mio simbolo di guerra
che torna alla volontà del mare.
È il mio cuore lo scalpo
che m'hai tolto
da allora Cheyenne.
                                   Francesco Gemini

Senza titolo

Ancora la notte, occhi,
non so da che parte
tesa linea del confine
io ti salterei
con un passo sempre più lungo
dell'ombra perché la notte
non imbratti la mia ombra

                            Francesco Gemini






Patrick

Ho preso il bianco
dall'anima
l'ho unito al rosso
del cuore
È nato il rosa della mia pelle
È nato anche Patrick
ridi ridi piccolo Mozart
la tua gioia è il tuo futuro.
L'Eterno è un gatto che gioca
e ricorda giocherà anche con te
nelle estati perenni
dove noi saremo guerrieri
danzanti.

                             Francesco Gemini

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Isole di silicio

Siamo isole di silicio,
sacrificio del nostro artificio.
Non abbiam più nessun briciolo d'empatia,
ma tanto mangime per alimentare
la peggior malattia
che occlude ogni senso
e fa apparire il dialogo
come un muro immenso.
Freddi circuiti immobili
fonderanno la nostra lingua
Affinché ogni possibilità d'umanità
s'estingua.
                                      Cristian Namolovan


Fuliggine

Ruggine e buio, nelle mie vene.
Fuliggine e fame, nelle mie ossa.
Immagine percossa, affonda in questa fossa
spinta dalle possenti braccia del mio specchio.
La forza del silenzio
si misura con i decibel del proprio disagio,
mentre l'amore
è solo un'appendice illusoria.
Di un libro, che si rilegge al contrario.

                                            Cristian Namolovan

a

a

Artico

In un labirinto di creta
tra uggiose e formose nuvole,
io di rado mi perdo.
E credo che se il rosso fosse blu,
di più, io vagherei
verso il verde isolato.
Sempre ologrammi d'astinenza incontinente.
Trovo orme d'affetto inesistente.
Se il calore, verso di me stesse marciando,
crederei comunque che andrebbe inciampando,
in un cumulo di un catartico blu.
Artico.

 Cristian Namolovan              

Oblio blu

L'oblio blu volteggia in vapori aleatori.
E fuori è freddo,
quindi schiamazza l'inverno,
mentre tace l'inferno.
Parlo, costernato dai volti estranei che,
subitamente appannano il mio spirito,
vandalo d'animo,
ma ingegnere d'artefici emotivi ed edifici
ligi all'ottemperanza etica
della morale imposta, dal mio io.

                                  Cristian Namolovan


a

Empadea

Sarà l'empatia
La mia cara compagnia
Che mostrerà la via
Per la salvezza
Unica certezza
In una città d'oblio
Con un indirizzo restio
Alla reciproca comprensione
Lei, l'unica dimensione
Che dà calore, spazio e colore
All'unica possibile evoluzione
Vera soluzione
Unica resistenza
In questa grande guerra contro l'indifferenza

 Cristian Namolovan                     

              

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Il tempo nel pozzo

Sono passato per le tue strade
dopo trent'anni.
Mi sono fermato sull'aia.
Dietro, il cielo dei pioppi,
mormorava brividi di vento,
note di tempo
e di spazio
su profili scolpiti in cornici di cammei
e volti di maiolica.
Da una carovana di zingari
saliva il pianto di un bimbo,
accorato.
Ed un nano accartocciato,
col viso verniciato, di smorfie lunari,
scalfiva la terra in tondi d'orologio.
Ho ritrovato la vecchia panca
la tua voce sulle pagine di Iacopo,
i brividi rimasti,
tormentati,
incisi sugli attimi
come tatuaggi sull'anima
in passi centellinati
sulle terre minate
dell'alta Romagna.
Ho ricordato i compagni,
bruciati
lasciati morire
sui grani marciti,
sotto croci di canne.
Riascolto per te,
Giuditta,
echi d'armoniche
e nenie di lontane caserme
per ritrovare tra le nebbie del Senio
il primo bacio,
lanciato,
quasi soffiato
sui tuoi seni ancora acerbi.
In un lontanissimo settembre
T'immagino di là del ponte
dove arrancavano ombre
di prigionieri
e di cavalli
miscugli di cori e di bestemmie,
stonati,
cadenzati, verso le cremose pianure di Ravenna.
Fantasmi tormentati
Dai ragazzi in festa
Che correvano
vociando,
imprecando,
strillando
dietro cerchi arrugginiti.
Sono passato per le tue strade,
ieri notte
senza bussare alla tua porta.
Una pendola filtrava
e feriva il tempo.
Ho lasciato alle spalle il vuoto
del pozzo dell'aia
che
ingoiava brucianti rimasugli
di remotissime esistenze.
Sull'eco di un sasso
caduto in un tonfo.

                                                   Franco Cartechini

Vento di terra

Io conosco il vento della sera
che viene da terra e spande sul mare
tra chiare lampade
lontane, lontane,
l'odore di sulla.
Io conosco il vento di notte
che porta i richiami di giorni finiti,
di voci assopite,
di tempi smarriti,
di pianti accorati,
perduti nel nulla.
Io conosco il vento delle tue strade,
le tue strade di notte.
Di notte sepolte.
E vado in cerca di pace,
di estasi lontane,
di mani tremanti,
di spiagge aulenti
di limpidi soli,
di scogli brillanti
per gemme di sale.
Io rimpiango il vento della sera,
che animava i capelli,
i tuoi biondi capelli
odorosi di terra,
bagnati di pioggia,
tra i fiori di sulla.

                                  Franco Cartechini

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Eterea

Gira per i mercati
come fa una farfalla
tra i fiori delicati
Vede una tela gialla
mentre ascolta la radio
La terrà di nascosto
tra gli altri tre segreti
chiusi
dentro il suo armadio
                Max Miecchi

Fiducia, l'arma dell'amore

So di esser complicata

ma tu resta ancora un po'.
Sali queste scale con me,
vedrai che la vista sarà mozzafiato.
Basta che tu mi tenga per mano,
ora chiudi gli occhi,
dimmi che ti fidi.
Senza amore non siamo niente.

                                     Irene Gentile

Da fragile a invincibile

Maledette, maledette le volte in cui ti sei guardata allo specchio
ed in seguito, hai pensato di non essere abbastanza magra,
hai pensato di non essere bella
come le tue amiche che non facevano altro che vantarsi.
Hai scelto il buio,
hai scelto di nasconderti
facendo vincere l'insicurezza.
Hai fatto vincere davvero la paura quelle maledette volte,
la paura che ti fermava
nel dire " son fatta così, non mi importa del giudizio altrui ".
Devi amarti più che mai,
devi ridere di quelli che chiami "difetti",
questi ultimi sono un punto di forza incredibile,
riescono a farti distinguere
e tu non vuoi certo essere uguale a tutti, no?

                                                                     Irene Gentile

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Siamo tre fratelli di 9, 11 e 13 anni, abitiamo a Pietralacroce di Ancona e abbiamo una curiosa storia vera di animali da raccontare, una storia di fedeltà e di amicizia tra le rondini e il nostro bel condominio dove abitiamo. Con l'aiuto di nonno Enzo, abbiamo scritto un articolo su di loro.

IL CONDOMINIO CHE AMA LE RONDINI

di Luca, Giovanni e Francesco Storchi

Ogni anno a primavera un gruppo di rondini torna dai paesi caldi a Pietralacroce di Ancona e si ferma sempre al numero civico 97 di via del Conero per deporre le uova e allevare i figli. Il nido se lo trovano pronto dall'anno precedente: a conservarlo intatto ci pensa il condominio che ormai ha adottato le rondini.

All'inizio qualcuno si lamentava della sporcizia che le rondini lasciavano, ma ora tutti tolleriamo per loro ogni disagio perché le consideriamo amiche di casa: abbiamo imparato a tenere spenta per loro la luce di notte per favorire sonno e privacy, evitiamo i rumori molesti per non disturbare la madre che cova ... Ormai per tutti i condomini la primavera inizia quando tornano le nostre rondini. E loro, quasi per ricambiarci della protezione, intrecciano voli nel parcheggio davanti al palazzo e s'avventurano anche dentro al garage se trovano la porta aperta.

Per ogni nidiata fanno in media 3-5 uova e padre e madre, a turno, le covano scaldandole col loro corpo: i condomini sono curiosi e, per seguire le vicende dentro al nido senza interferire, qualcuno usa uno specchietto in cima ad un bastone a mo' di periscopio. Quando i rondinini sono nati i genitori la notte lasciano il posto ai figli e loro dormono a fianco del nido, appollaiati sull'antenna del telecomando del garage; invece di giorno vanno in cerca di cibo per i pulcini che aspettano nel nido a becco aperto.

Ci siamo chiesti se sono le stesse rondini degli anni passati che tornano o di coppie nuove. Da una ricerca abbiamo scoperto che una rondine vive tre-quattro anni e quindi pensiamo che a tornare da 15 anni siano le rondini nate qui ma nel frattempo diventate adulte; sono comunque generazioni diverse di rondini fedeli.

Questa storia non è tutta rose e fiori: un anno un gatto riuscì ad arrivare al nido (forse saltando sulla serranda del garage aperto) e fece strazio dei pulcini implumi; un dolore per tutti noi.

Dell'avventura più bella è stata testimone oculare la signora Cristina, che una mattina ha sentito gran cinguettio di festa; c'erano numerose rondini adulte, non solo i due genitori, che volavano in senso verticale, quasi a voler disegnare dei cerchi intorno al nido e i rondinini, rassicurati da quella compagnia, si son buttati uno dopo l'altro: era il loro primo volo. Pensiamo che per loro sia un rito di passaggio per diventare rondini adulte, alla presenza di tutto il vicinato.

In verità la signora Cristina ci ha anche raccontato la prima storia delle nostre rondini. Il loro primo nido era sul suo balcone, precisamente sul bastone della tenda parasole (che lei non ha usato per un anno!): giudicando quel posto un po' instabile, la signora teneva sotto al nido lo stendipanni aperto con sopra un materassino per evitare che le uova cadessero e si rompessero, come successo una prima volta; un'altra volta a cadere fu un cucciolo implume, per fortuna recuperato dalla premura della signora Cristina, che è amante degli animali fin da quando era piccola: ci ha raccontato che a casa aveva un uccellino, il quale usciva dalla gabbia per salirle sulla spalla, soprattutto quando si facevano le tagliatelle: usciva per beccarne una e tornava dentro alla sua gabbietta.

Ma alla tenda Cristina non poteva rinunciare e così quando, l'anno dopo, le rondini tornarono sul bastone della sua tenda, lei cominciò a muoverla frequentemente fino a quando le rondini si trasferirono vicino al garage dove nidificano tuttora.

poesia di Roberto David

IL RUMORE DEI RICORDI

C'è un rumore infondo ai giorni,

fra le lacrime,

fra i fogli,

forse l'eco dei miei sogni,

forse il mare sugli scogli,

forse è quello che rimane

della sera,

delle stelle,

è una lacrima che cade,

è una luna che si spegne.

poesia di Roberto David

C'è un mar che non conviene

c'è un re senza fortuna

che perse le sue vele,

per conquistar la luna,

per naufragare oltre,

più in là del suo dolore,

un giorno fra le onde

lasciò lontano il cuore,

lasciò un sorriso al mondo,

alla sua luna un fiore.

(agosto 2019)


poesia di Roberto David

FORSE

Forse il mio dolore è un sogno

quando il cuore si frantuma,

forse è un passo dietro il mondo,

dietro gli occhi della luna;

Forse come questo amore

Il dolore è un giorno breve,

breve forse come un fiore,

come questa bianca neve.

(agosto 2018)


poesia di Roberto David

UN PO' PIU' IN LA' DEL CUORE

C'è un torbido rumore,

uno strusciar di nubi

un po' più in là del cuore,

fra gli anni già vissuti,

di tutte quelle ore,

di tutti quei minuti

non resta che il rumore

di mille giorni muti.


poesia di Roberto David

L'ANIMA SMARRITA

Sono solo in questa notte senza voce,

la mia anima nel vento si è smarrita

e le mie braccia sole sono poche

per afferrare intera la mia vita,

adesso che fa freddo

e che non ho più niente tra le dita,

adesso che ho paura,

che questa notte è gelida e infinita.