ANCONA E ANCONITANA NEL ‘900 “Cronistoria della città dorica e delle sue “majete rosce”” di Franco Lorenzini e Sergio Dubbini (edito da Affinità Elettive, euro 20)

05.03.2022

In un paese come il nostro, dove il calcio rappresenta un fenomeno che spesso va al di là della pura dimensione sportiva, le storie dei football club s'intrecciano spesso con quelle cittadine. Non fa eccezione Ancona, che nel suo travagliato cammino nel "secolo breve" - che l'ha vista spesso protagonista di tragiche cadute e faticose riprese - ha avuto il suo club calcistico, l'Unione Sportiva Anconitana, che ne ha seguito le vicende della città, vicende che in qualche caso l'hanno fortemente coinvolta. Momenti esaltanti e cocenti delusioni della squadra di calcio si sono susseguite dal lontano marzo del 1905, quando il padre fondatore Pietro Recchi decise di dotarsi della famose "majete rosce", viste a Liverpool in uno dei suoi viaggi. "Ancona e Anconitana nel 900" è un appasionante saggio in forma di racconto, scritto con altrettanta passione e molto ben documentato da Franco Lorenzini e Sergio Dubbini, che ripercorre l'iter del club cittadino: dai primi "incontri-scontri" con gli equipaggi delle navi inglesi, alle iniziali partite ufficiali disputate al mitico "campo divisionale" di Piazza D'Armi, negli anni '20, quando gli "unionisti" dell'Anconitana, come allora venivano chiamati, arrivarono sino alla semifinale per il titolo nazionale (allora il calcio era organizzato diversamente) contro l'Alba Roma; fino all'approdo in serie A negli anni '90, con l'arrivo in città del discusso imprenditore Longarini, dell'allenatore Vincenzo Guerini, e la costruzione del nuovo Stadio del Conero, inaugurato sotto la pioggia battente, con l'epica vittoria contro l'Inter per 3 a 0, tramandata ai posteri come una delle affermazioni più importanti della squadra biancorossa. La storia "al replay" della squadra e delle società che l'hanno gestita si dipana tra contraddizioni e grandi difficoltà, sottolineando i "momenti di gloria". Una storia che tra i suoi minimi comuni denominatori più rilevanti ha la grande e sanguigna partecipazione e affezione del popolo dei tifosi, a volte brontoloni e critici, che però non hanno mai smesso di amare i colori del team, anche e soprattutto nelle fasi problematiche. Tifosi che hanno sopportato retrocessioni, fallimenti, delusioni cocenti, taglienti sfottò campanilistici: ma si sa che la fede sportiva alla fine perdona tutto, e quindi non hanno mai mollato. Gli autori ci propongono una lunga cronaca a più facce: ci sono avvenimenti drammatici, come l'aggressione all'arbitro Vannini del 1947, un episodio che per tanti anni a venire costò ai supporter la fama di persone "violente e incivili"; risaltano avvenimenti entusiasmanti, come le giornate festose delle promozioni, con la città colorata di biancorosso; si configurano i luoghi del cuore, divenuti patrimonio della città, come il campo sportivo Dorico, con i suoi mitici pini, custodi silenziosi e testimoni di partite mozzafiato con gli spalti straboccanti di pubblico, luoghi come i locali storici dei tifosi, su tutti Stadio Bar al viale della vittoria e il Bar Nazionale al Piano San Lazzaro; vengono delineati indimenticabili personaggi, come il mitico primo capotifoso "Ras Alula", all'anagrafe Raffaele Loccioni (Lociò) con la sua sirena, un vecchio allarme antiaereo a manovella che maneggiava senza tregua per tutta la partita, e la supertifosa Ambretta, con la voce sempre rauca, e perennemente innamorata di tutti i giocatori. "Ancona e Anconitana nel 900, non è solo cronaca, ma riporta anche inediti aneddoti legati alle vicende della squadra, tratte da testimonianze dirette dei protagonisti, calciatori, dirigenti e tecnici che hanno "vestito" i colori biancorossi.

Giorgio Davini