DAL 20 AL 23 FEBBRAIO AL TEATRO DELLE MUSE DI ANCONA IN SCENA “ANTONIO E CLEOPATRA” DI WILLIAM SHAKESPEARE, UNO SPETTACOLO DI VALTER MALOSTI

Dal 20 al 23 febbraio al Teatro delle Muse di Ancona la Stagione di Prosa curata da Marche Teatro presenta Valter Malosti e Anna Della Rosa in "Antonio e Cleopatra"
di William Shakespeare, uno
spettacolo di Valter
Malosti, traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti, con Anna Della Rosa, Valter Malosti,
Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Paolo
Giovannucci, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio
Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic, scene Margherita Palli, costumi Carlo Poggioli, disegno luci Cesare Accetta, progetto sonoro GUP Alcaro, cura del movimento Marco Angelilli, maestro
collaboratore Andrea
Cauduro, assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato
assistenti alle scene Marco
Cristini, Matilde Casadei, assistenti ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna,
chitarra elettrica live Andrea
Cauduro, arpa celtica live Dario Guidi, produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro
Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di
Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura,
si ringrazia Gilberto
Sacerdoti, Aldo Schiavone. Antonio
e Cleopatra sono gli straripanti protagonisti di un'opera basata sulle
opposizioni: maschile e femminile, dovere e desiderio, letto e campo di
battaglia, giovinezza e vecchiaia, antica verità egiziana e realpolitik romana. Politicamente scorretti e pericolosamente
vitali, al ritmo misterioso e furente di un Baccanale egiziano vanno oltre la ragione e i giochi della
politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere. «L'immagine
monumentale ed esotica dell'opera, – racconta Valter Malosti – che ci arriva
dritta dall'ottocento, non ha contribuito alla sua fruizione. Bisogna dunque
operare delle scelte radicali di drammaturgia per renderlo leggibile
conservandone lo spirito e l'integrità. Era necessaria una nuova traduzione a
cui abbiamo lavorato io e Nadia Fusini. Una sorta di ardito restauro che
ritengo abbia messo in luce i colori scintillanti di quest'opera disincantata e
misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco: un meraviglioso
poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l'eros, che gioca con
l'alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di
tutta l'opera shakespeariana." Valter Malosti, il direttore di Emilia
Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, dirige "Antonio e Cleopatra" di William
Shakespeare, un'opera raramente rappresentata in Italia, tra le vette poetiche
del corpus drammatico dell'autore, di cui insieme all'anglista Nadia Fusini il
regista ha curato anche una nuova traduzione italiana in versi. Lo spettacolo è
prodotto da ERT con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro
Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e LAC Lugano
Arte e Cultura. Protagonista insieme a Malosti è
Anna Della Rosa, Premio Internazionale Flaiano per il Teatro, Premio Duse e
Premio della Critica 2024, già finalista ai Premi Ubu 2021 per la sua
interpretazione della regina d'Egitto in "Cleopatràs", il primo dei "Tre lai"
di Giovanni Testori, diretto da Malosti. Con loro, un ampio cast di attrici e
attori affermati e giovani talenti (Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Paolo
Giovannucci, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio
Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic). Alla messa in scena hanno
collaborato alcuni fra i migliori professionisti del teatro italiano, tra cui i
premiati agli Ubu 2023 Margherita Palli (scenografa), Cesare Accetta (direttore
della fotografia e light designer) e GUP Alcaro, sound designer che affianca i
lavori di Malosti da due decenni, vincitore per il progetto sonoro di Lazarus.
I costumi sono di Carlo Poggioli, già candidato ai Nastri d'Argento, ai David
di Donatello e ai BAFTA e la cura del movimento è del regista e coreografo
Marco Angelilli. In "Antonio
e Cleopatra" Valter Malosti si
confronta con Antonio e Cleopatra dopo un lungo e appassionato percorso
shakespeariano: da Shakespeare/Venere e Adone (Premio ANCT 2009) a Lo stupro di
Lucrezia (Premio Ubu 2013 a Alice Spisa), fino a Amleto, Shakespeare/Sonetti,
Macbeth. Nel 2022 Einaudi ha pubblicato nella collana di Poesia la sua
traduzione de I Poemetti, in questa Stagione presentati nuovamente sul palco in
un'unica serata in forma di concerto, con Gup Alcaro. «I due straripanti protagonisti – così
introduce l'opera Valter Malosti –
eccedono ogni misura per affermare la loro infinita libertà. Politicamente
scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un
baccanale egiziano vanno oltre la ragione e ai giochi della politica.
Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere. Di Antonio e
Cleopatra la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l'immagine,
ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d'ingrandimento del
grande cinema (grande davvero la regia di Joseph L. Mankievicz) di Hollywood,
della coppia Richard Burton / Liz Taylor. Ma su quest'opera disincantata e
misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo
meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l'eros, che
gioca con l'alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi
di tutta l'opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a
dimostrarne la profonda complessità, l'ombra del nostro grande filosofo
Giordano Bruno: un teatro della mente». La storia d'amore tra Antonio e Cleopatra
permette a Shakespeare di raccontare l'incontro e il conflitto tra Oriente e
Occidente, un conflitto politico ma anche scientifico. Nel 1580 infatti Giordano Bruno si trovava
in Inghilterra, qui recuperò le scienze astronomiche degli antichi egizi e
diffuse nella cultura occidentale le sue teorie rivoluzionarie che gli
sarebbero poi costate la vita. Per Antonio conoscere Cleopatra – un
"Serpente del vecchio Nilo" che siede in trono rivestita del manto di Iside – è
ciò che dà un senso al viaggio della vita, nell'incontro con Cleopatra Antonio
nasce pienamente a sé stesso. Quanto a Cleopatra, scrive Nadia Fusini, «oltre che Didone e
Iside, è una zingara, è la grande prostituta d'Oriente, un'anticipazione di
Isolde, la donna "strana" e straniera dei Proverbi, la "lussuriosa" di Dante,
la "fedele" in amore di Chaucer, la puttana di Cesare, e ora l'amante di
Antonio. Ma soprattutto, ora, in questo dramma, è la sacerdotessa di un'azione
drammatica da cui sgorga ancora e di nuovo l'antica domanda, che già ossessionava
Zeus e Era: in amore chi gode di piú? l'uomo o la donna? […] e chi ama di piú,
gode forse di meno? E tra gli amanti, chi riceve di piú? […] Sono domande che
nella logica dell'economia erotica con cui Shakespeare gioca esplodono con
fragore dissolvendo pretese macchinazioni puritane volte a legiferare in senso
repressivo sulla materia incandescente dell'eros». Antony and Cleopatra, come ci
suggerisce il docente, traduttore e poeta Gilberto Sacerdoti, è un prisma ottico: «Se viene osservato solo
di fronte un prisma ottico mostra una sola immagine, e se non si fa un passo a
sinistra e uno a destra, le altre due restano invisibili – il che, in caso di
"verità" e "segreti della natura" che "dovrebbero tacere", può venir buono per
farli tacere e parlare al tempo stesso." Visto di fronte è dunque la storia di
amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare
"l'infinito libro di segreti della natura". Per trovare un corrispettivo dell'infinito
amore di Antonio "bisogna per forza scoprire un nuovo cielo e una nuova terra",
e a chi è disposto a lavarsi il cervello col forte vino d'Egitto, Dioniso
rivela "un mondo che gira" proprio come quello che l'umanità si stava
preparando a scoprire».

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