La Soprintendenza ricollocherà “La Madonna col Bambin Gesù” nell’edicola sulla facciata di Palazzo Jona. Decisione del pm Gubinelli
di Giampaolo Milzi
(Questo articolo è la versione integrale di quello già pubblicato in forma più breve da www.cronacheancona.it il 14/08/2020)
La bella Madonna col Bambin Gesù che da '800 accennava un lieve sorriso ai passanti alla fine di corso Mazzini tornerà certamente e finalmente, perché disposto della Magistratura, nella sua sede originaria, l'artistica edicola posta fra due finestroni del nobile ed elegante palazzo noto oggi come Jona-Millo. Il sostituto procuratore della repubblica Paolo Gubinelli - che da anni conduce un'inchiesta sull'ipotizzata sparizione del dipinto ad olio tanto amato da generazioni di anconetani - ha infatti nei giorni scorsi firmato un nulla osta che autorizza la Soprintendenza unica delle Marche detentrice del bene vincolato e tutelato a provvedere alla sua ricollocazione sulla facciata dell'ultimo edificio, in stile settecentesco, che si apre sul lato destro in fondo al corso Vecchio. All'ulteriore svolta nella intricata vicenda sollevata da una dettagliata inchiesta pubblicata nell'estate 2014 dal mensile free press anconetano Urlo, che tra l'altro aveva accertato come il dipinto non si fosse volatilizzato, ma fosse custodito all'interno di uno studio legale del palazzo -si è giunti con l'ok del pm in risposta ad una richiesta della Soprintendenza Unica delle Marche. Sarà la Soprintendenza, ed in particolare il funzionario di zona Pierluigi Moriconi, del settore Beni Monumentali e Paesaggistici - a dover coordinare il riposizionamento della Madonna col Bambin Gesù nel'edicola di Palazzo Jona, una volta effettuata una ripulitura restaurativa del quadro. A spingere la Soprintendenza, e quindi il pm, alla soluzione drastica, il fatto che l'amministrazione Cimarelli del condominio del palazzo, al quale è riconosciuta la proprietà esclusiva di quel quadro, nonostante quattro anni di tempo a disposizione, non abbia provveduto essa stesso all'obbligo di restituirlo alla sua naturale collocazione finalizzata alla sua pubblica, piena fruibilità, come aveva voluto il proprietario del palazzo (e committente del quadro, probabilmemte intorno alla metà del XXIX secolo), il marchese Bourbon del Monte. Ciò nonostante già nell'ottobre del 2016 - dopo minuziose indagini dei carabinieri del Nucleo Tutale Patrimonio Culturale (Ntpc), sopralluoghi degli stessi carabinieri della Cultura e di funzionari della Soprintendenza - il pm avesse disposto il sequestro dell'opera. Dopo che il suo detentore, l'avvocato Gabrio Rinaldi, ne aveva fatto la "perla" di un piccolo altarino votivo all'interno del suo ufficio professionale. Reduce, Rinaldi, da un litigioso braccio di ferro col condominio. Il quale, nonostante le reiterate richieste fomulategli dalla Soprintendenza delle Marche e da quella per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici (fino al 2015 con sede distaccata ad Urbino), si era rifiutato di spostarlo dal suo studio.
L'inchiesta della procura, la seconda in realtà sul caso (che pare avviarsi all'archiviazione) ha accertato la violazione dell'art.169 del nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio approvato con decreto legislativo n° 42 il 22/1/2004. Il reato inizialmente ipotizzato? In sostanza, la rimozione di un bene culturale senza l'autorizzazione della Soprintendenza delle Marche. Interessante e importante il fatto che il pm Gubinelli, nel suo atto di nulla osta, dopo essersi avvalso di consulenze di esperti, ha disposto che sia l'originale del dipinto a dover tornare nell'edicola della facciata. Risolvendo un dilemma stesso interno alle Soprintendenze, che almeno in una occasione avevano optato per la realizzazione di una copia destinata all'edicola, mentre l'originale doveva restare nell'androne dell'edificio. Il pm ha deciso inoltre che la Soprintendenza delle Marche, che dovrà farsi carico delle spese (in realtà affatto ingenti) del mini restauro dell'opera e del suo spostamento, dovrà rivalersi per il rimborso sull'Amministrazione comunale di Palazzo Jona.Ma come c'era finita la Madonna col Bambin Gesù nella piccola cappella all'interno della sede della "Titanica srl", la stessa che ospita lo studio legale dell'avvocato Rinaldi, rappresentante legale proprio della "Titanica"?
Rinaldi ne era venuto in possesso probabilmente negli anni '90, prima che la "Titanica", su concessione edilizia del 1999, acquistasse Palazzo Jona e ne provvedesse alla completa e articolata ristrutturazione (che si sarebbe conclusa nel 2003) per poi, via via vendere o affittarne gli appartamenti ai nuovi coinquilini. Una ristrutturazione che era stata già intrapresa, ma poi interrotta, intorno alla metà degli anni '80 da un precedente privato proprietario. Sarebbe stato questi quindi, forse nel 1988, a prelevare il quadro dalla facciata, per poi cederlo col palazzo alla "Titanica" e all'avvocato Rinaldi. Va ribadito che La "Titanica" e Rinaldi avevano sempre, anche e per iscritto, rivendicato la proprietà del quadro. E sottolineato quanto segue: nella (discutibile) convenzione stipulata nel 2003 - peraltro scaduta nel dicembre 2013 - tra Soprintendenza di Urbino e "Titanica" si prevede che tutte le opere del palazzo, compresi affreschi e dipinti, siano visitabili da chiunque, ogni martedì, in orario 9,30-12,30 (la "Madonna col Bambino" non è mai citata, tuttavia appare ovvio che sia inclusa nella convenzione).
In una raccomandata del 15 marzo 2012, la "Titanica", sottolineando che "la tela fu smontata per consentire la realizzazione dei lavori di restauro della facciata e fatta restaurare a sue spese", aveva confermato che "é custodita nella sua sede societaria all'interno del palazzo" e infine aveva mostrato una sorta di cauta apertura nei confronti del condominio, in merito a una ricollocazione. Alla "Titanica" va comunque riconosciuto il merito di essersi presa cura del dipinto, che esposto all'esterno si era molto deteriorato, affidandone il restauro dall'esperto Bruno Vittorini di Urbino. Poi, tuttavia quella sorta di cauta apertura è svanita. Così come non ha prodotto nulla un primo incarico per il mini-restauro dell'opera affidato da anni dall'amministrazione condominiale "Cimarelli" - anch'essa più volte sollecitata dalle Soprintendenze - al restauratore Francesco Maffei.
Occhi puntati ora sulla fase finale, quella del ritorno del quadro, forse attribuibile alla scuola del Podesti, nell'edicola esterna. E quindi sui tempi burocratici della Soprintendenza. Che potrebbe prendere in considerazIone la prima, in realtà duplice ipotesi tecnica formulata dal restauratore Maffei: sovrapporre all'originale un vetro sigillato, con polveri all'interno funzionali ad assorbire l'aria; o usare, sempre a scopo di protezione, un vetro di pochissimo distanziato dal quadro e con una micro-apertura per consentire la circolare dell'aria e/o apribile per la pulizia.