Ottima carne al fuoco, punk-garage-psyco nel rovente calderone dei GO! Cannibal

01.05.2020

"Siamo temibili, facciamo musica giocosamente disagiata e abbiamo una gran voglia di carne". Complimenti ragazzi, che gentlemen! Che modo rassicurante di presentarvi! E quel nome, GO! Cannibal, ma come v'è venuto in mente? Poi non vi lamentate se mamme e papà vari non ne vogliono sapere di accompagnare i loro pargoli ultra teen agers ai vostri concerti-mattanza. E che qualche vegano, o vegetariano a sangue particolarmente freddo, provi una dolorosa fitta al cuore davvero poco empatica scivolando sulla vostra stringata autopresentazione. Eh già. Ma il consiglio per tutti è di andarsi a leggere sul vocabolario il significato delle parole "autoironia", "sarcasmo", "disagio". Certo, i cannibali e il cannibalismo c'entrano eccome nello stile di questo terzetto che dichiara come riferimenti anagrafico-residenziali città come Milano, Fano e Jesi, e quindi con molte scorribande sonore soprattutto nelle Marche, oltre che in parecchi locali italiani. Di sicuro, questa band ha come diabolico protettore e fan accanito il mitico Polifemo. Di carne al fuoco, in questo disco d'esordio - registrato e mixato da Pierini Yiri al Blue Audio Studio e patrocinato da quegli amabili scapestrati della Araghost Records di Recanati - ce n'è davvero tanta. Ma di carne fatta di decibel si tratta. Tranquilli, che Terence e Vioz (voce e chitarra), col compagno Dirty (batteria), ai loro concerti non hanno mai morso nessuno. Si tratta di pregiati tagli di "ciccia" musicale punk, iper condita, con variabili più o meno marcate a seconda delle 15 tracce dell'album, di garage (soprattutto) e psycobilly, con influenze australiane (evocative di canguri mutanti con canini affilatissimi e affatto erbivori), del Detroit Sound e, a detta di chi scrive, di certa scena USA fortunatamente tramandata dai formidabili "sixties" ad oggi. Musica disagiata, certo. Ci mancherebbe. Perché l'estro compositivo dei GO! Cannibal non può che pescare nel loro sano disagio esistenziale, quello insofferente alle stucchevoli e omologate correnti rock rigonfie di aspirazioni commerciali. La carne che piace a Terence, Vioz e Dirty è quella del rock'n'roll più cornuto e diabolico, malefico, oltraggioso, bollente, veloce, con arrangiamenti ridotti ai minimi termini, diretto come un pugno ben mirato nelle orecchie, ma dal peso specifico pari a quello della lava vulcanica. Di questa carne i nostri "cannibali a go go" si sono nutriti in abbondanza - perché se la formazione è recentissima, loro sono stagionati ed esperti musicisti della scena punk allargata citata - e nei loro live gig (provare per credere) ve la vomitano addosso di brutto (o di bello, sarebbe meglio dire), azzannando non solo l'apparato auditivo del pubblico, ma coinvolgendolo in modo ipnotico in danze scatenate e tribali, tipo quelle dei cavernicoli preistorici. Danze gioiose, ha ragione da vendere il gruppo. I riff e i decibel prodotti dalla strapazzatissime due sei corde, la potentissima e geometrica ritmica da Tav, gli accenti melodici e le voci ruggenti e sguaiate il giusto, non fanno certo rimpiangere l'assenza del basso. Tra i pezzi di questo lavoro, che raccoglie il meglio del primo demo autoprodotto e del resto che i GO! Cannibal hanno ruminato (come tori geneticamente modificati) e proposto nelle precedenti esperienze artistiche, la critica mediatica premia tra i pezzi soprattutto "Maybe": 2 minuti 2 che sono un inno da cantare in coro in faccia a chi, nonostante tutto, si ostina da troppi anni a pontificare sulla fake-tormentone della presunta morte del punk, e quindi del garage punk. Due minuti arci-orecchiabili, che mi ricordano gli X di Los Angeles. Scusate la citazione. Perché non mi sono mai piaciute, nel recensire, le citazioni che fanno diretto riferimento ad altri big dell'appena citata scena. Ma per non scontentare chi ne è almeno in parte dipendente, mi rifaccio a chi mi ha preceduto nell'occuparsi di questo trio: Hypmotics, Oblivians, Feelies, Saints, Radio Birdman.

Per ascolti e acquisti https://gocannibal.bandcamp.com/releases

Giampaolo Milzi

(tratto da Urlo-mensile di resistenza giovanile n° 267 dicembre 2029)

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