Sista Ila and The Navigators, solare crociera in un mare sconfinato di reggae e amore

02.05.2020

C'è un alieno che mette piede sulla terra, una passeggiata... e si accorge che lo guardano tutti storto, in modo iper diffidente, spaventati. Allora s'infila una cuffietta in testa e si "riprende" al suono accogliente e affettuoso della musica giamaicana. L'alieno in questione, che dà il titolo ("Alien") ad uno dei brani di questo lavoro d'esordio dei Sista Ila and The Navigators, interpreta in realtà, almeno in parte, lo stato d'animo di molti "terrestri". Del resto, pur in epoca di ultra-globalizzazione, c'è - se volete paradossalmente - ancora molto conformismo. E basta poco, magari una capigliatura coi dreadlocks, per sentirsi stranieri, di un altro pianeta. Perché, com'è noto, si ha paura e si tende a rifiutare chi non si conosce. Ecco, Ilaria Sista e il suo equipaggio sognano ad occhi aperti di navigare in un mondo senza confini, unito all'insegna di tolleranza, solidarietà, amore, multiculturalismo. Anche e soprattutto per i fratelli provenienti da fuori Italia. E cosa c'è di meglio della musica reggae per veicolare con allegria certi valori così importanti per un mondo migliore possibile per tutti eppure troppo spesso calpestati? E proprio il reggae e le sonorità giamaicane, da una dozzina d'anni a questa parte, hanno stregato PapaNuccio, il chitarrista che nel 2016 ha imbarcato Sista Ila (voce), Uncle C (basso), Doctor K (tastiere), Andrew Babyface (percussioni) e, ultimo arrivato l'estate scorsa, Mirko Blowman (sax) in una formazione che al giro di boa del 2020 vanta già decine di concerti soprattutto lungo la costa est nazionale, nelle Marche e in Emilia Romagna, con pertormance in Umbria e Toscana e una partecipazione l'anno scorso alle finali di San Remo Rock ad Ascoli Piceno. Porto e base di partenza, Senigallia e dintorni, per questi navigatori che erano già molto artisticamente navigati, prima del flirt coagulatorio con PapaNuccio, grazie a precedenti esperienze musicali. L'ep in questione, registrato e autoprodotto allo "Studio La Grancetta" di Montignano di Senigallia, è in circolazione dal novembre scorso, punta dritto sul reggae più classico, quello delle "roots" (un genere che davvero non conosce confini spazio-temporali, immarcescibile), con accelerazioni rock steady, sei corde in levare, un cantato suadente e il cuore pulsante costituito dalla sezione rtimica di Uncle C e del giovane Andrew.

Sei brani, selezionati dall'ampio repertorio che, soprattutto quando eseguito dal vivo, con tante cover, crea un groove iper calamitante. Sei brani con testi in inglese, frutto dell'estro di Sista Ila e PapaNuccio, che in realtà sono in formula "3 x 2", come spesso capita nelle reggae band: "Unique and precious" (la title track disponibile anche in versione video su YouTube) e "Alien" sono riproposti (il secondo col titolo bis "Nah give it up"), rispettivamente, con alla voce Sistalova e MannaroMan, due big dell'universo reggae; tutta da ballare la seconda fruizione di "Make it real", in puro stile dub, con accenni di echi vocali e virtuosismi. Continuando all'insegna del motto "keep on spreading love", Sista Ila and The Navigators stanno già eseguendo sui palchi "Carola song", l'ultima canzone composta facendo il tifo per Carola Rackete, l'impavida capitana della nave Sea Watch 3 impegnata a tempo pieno nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo.

Per info e contatti: tel. 338/7775424 - reggaenavigators@gmail.com - su (F) Sista ILA & The Navigators

(tratto da Urlo - mensile di resistenza giovanile, n° 268 gennaio-febbraio 2020

Giampaolo Milzi

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