Smog, l’inquietante “giallo-grigio” sull’aria che tira ad Ancona. Ignoti i risultati del piano Pia, scarsi i monitoraggi, ma la sindaca è tranquilla

28.12.2020

Sos polveri sottili: soglie di legge superate 25 volte alla centralina stazione FS e 15 alla Cittadella da gennaio a novembre. Opposizioni in Comune: basta con gli annunci urgenti misure concrete che limitino il traffico veicolare

di Giampaolo Milzi

(ha collaborato Angelica Lionetti)

Illustrazione di Giampaolo Milzi
Illustrazione di Giampaolo Milzi

Che aria tira in città in relazione alle fonti di inquinamento e smog? Un giallo tinto di grigio, che ingloba l'aspetto delle micidiali e potenzialmente cancerogene polveri sottili (Pm), che da troppi anni resta tale. Un giallo nato nel 2011, quando l'Amministrazione comunale lasciò tutti di stucco - pare su pressione della Regione Marche (per risparmiare fondi?) con la decisione di spegnere ben 4 su 5 delle stazioni fisse di monitoraggio atmosferico di cui era dotata la città. Il risultato? Da allora, fatti fuori i punti di rilievo della qualità dell'aria di via Bocconi, Porto, via Conca (Torrette) e piazza Roma, ad informare sulla quantità di micro porcherie chimiche che respiriamo c'è rimasto solo quello della Cittadella; poi, dal 2018, è arrivata la centralina mobile vicino alla stazione FS (ex area industriale Verrocchio). Ma il punto di monitoraggio alla Cittadella, in un parco pubblico verdeggiante e a quota alta e ventilata, è poco parametrico per conoscere l'ambita verità sui rischi da inquinamento per gli anconetani e l'ambiente. In realtà ci sarebbero degli alleati controllori in più. Ovvero le centraline le 22 centraline - di tipo diverso e più piccolo rispetto alle 5 standard operative fino al 2011-2013 - installate dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpam) tra l'aprile e l'estate 2019 in vari punti del tessuto urbano: ma sarebbero capaci di rilevare solo i livelli di concentrazione nell'aria delle Pm10 e non delle ancora più sottili e micidiali Pm2,5. "Peccato che i risultati dei rilievi di queste nuove centraline non siano mai stati resi noti", sottolinea Maurizio Sebastiani, presidente di Italia Nostra sezione di Ancona.

Nel 2010 Ancona quinta città più inquinata d'Italia

Sebastiani ricorda che nel 2010 Ancona era la quinta città più inquinata di Italia dal punto di vista atmosferico, in particolare per le Pm10. Tre centraline (delle 5 allora ancora attive) superavano durante l'anno i 35 sforamenti dei limiti massimi: via Bocconi, Porto, Torrette. E nel 2012 queste centraline hanno continuato a superare i livelli massimi ammessi". Nel 2018 Italia Nostra ha realizzato una indagine, in collaborazione con agenzie scientifiche, utilizzando per un breve periodo 5 rilevatori (alla Cittadella, vicino all'ex Stazione Marittima, alle spalle della sede della Capitaneria di Porto, sul lungomare Vanvitelli e in via XXIX Settembre). Gli esiti? Molto preoccupanti. Il rilevatore di via XXIX Settembre aveva segnalato un superamento medio in un mese del 20% del limite massimo annuale per le concentrazioni nell'aria di NO2 (biossido di azoto); gli altri soglie molto vicine a quelle da non sforare secondo la legge. Di più: Il 15 gennaio scorso i satelliti hanno evidenziato che Ancona è una delle città più inquinate di Europa; in realtà ci si riferisce alla zona portuale e del centro urbano a ridosso. Una notizia, autorevole. La fonte: l'esperto di settore ing. Floriano Bonifazi, allergologo, nel corso di una commissione consiliare Ambiente nel 2019, il quale ha mostrato emblematiche foto scattate dall'alto.

Report Mal'aria Legambiente: 3 in pagella per Ancona

A rendere più inquietante la situazione, il report nazionale "Mal'aria edizione speciale" reso noto da Legambiente il 30 settembre scorso, con dati raccolti tra il 2014 e il 2018 in 97 città. L'associazione ha stilato "pagelle" sulla qualità dell'aria, confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto coi rispettivi limiti medi annui suggeriti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2. Limiti, quelli della OMS, di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea (limite medio annuo 50 µg/mc per il Pm10, 25 µg/mc per il Pm2,5 e 40 µg/mc per il NO2). Nero il quadro che ne emerge: solo il 15% delle città analizzate coglie la sufficienza contro l'85% sotto la sufficienza. E in quell'85% compare Ancona, che come Pesaro s'è beccata un 3, e Ascoli che ha rimediato un 5. Ottima la performance di Macerata: voto 8.

Piano Bonifazi, serio, ma ancora oggetto misterioso

Ma torniamo al ruolo dello specialista Bonifazi. E' lui che ha stilato il corposo "Progetto inquinamento atmosferico (Pia) - disposizioni e indirizzi per la tutela della popolazione dall'inquinamento aerobiologico e da polveri sottili", noto anche come "Ancona respira", ipotizzato fin dal 2016. La redazione e la applicazione del Pia, su proposta della Regione Marche, era stata approvata dalla Giunta comunale il 22 ottobre 2018, col Comune di Ancona capofila in partnership con Autorità portuale, Regione, Arpam e Università Politecnica delle Marche (Univpm). La Giunta municipale, il 13 dicembre 2010 - dopo l'ok del Consiglio nel 2017 - aveva avallato lo schema di accordo tra i soggetti promotori (tra questi anche l'Azienda ospedali riuniti Ancona e l'Inrca), prevedendo uno stanziamento di 240mila euro, di cui 60mila a carico del Comune e il resto delle Regione, per una serie di interventi, tra cui l'installazione in città delle piccole centraline già citate (in realtà 40, non solo 22) e impegnando "sindaco e Giunta a garantire la piena applicazione del piano e a redigere un crono programma di verifica". Gli obiettivi del Pia, serio dal punto di vista scientifico, anche perché piani simili hanno portato grossi benefici per la qualità dell'aria in altre città del mondo: rilevare a fondo i tassi di Pm10 e 2,5 e altri gas nocivi, per individuare "la correlazione causa-effetto tra la tipologia del monitoraggio atmosferico e l'impatto su allergopatie respiratorie e patologie cardiorespiratorie della popolazione di Ancona; la piantumazione in città di alberi come tigli e pini capaci di migliorare la qualità del'aria emettendo una minore quantità di anidride carbonica; l'effettuazione periodica al pronto soccorso dell'ospedale Regionale di Torrette di un monitoraggio tra pazienti con difficoltà respiratorie; l'affidamento a società esterne di una effettuazione periodica di monitoraggi sulla qualità dell'aria in zona portuale. Bonifazi ha dichiarato che "buona parte del lavoro è partito,i dati sanitari saranno presto certificati: quelli sul confronto epidemiologico tra il 2010 e il 2015 e quelli per l'impatto odierno dei fattori inquinanti". Ma ha aggiunto che "non è normale che nel 2020 non si conosca l'impatto del fattore ambientale su neoplasie e malattie croniche. Ne va di mezzo il futuro della nostra città e della salute dei cittadini".

E torniamo al giallo-grigio sullo stato di avanzamento del Pia, presentato al Teatro delle Muse il 21 febbraio scorso. Un mistero. Si sarebbe dovuta informare l'opinione pubblica l'ottobre scorso, non è avvenuto. Mai resi pubblici dall'Arpam i risultati dei monitoraggi delle 22 centraline suppletive. Poca luce sul mistero ha apportato l'esito della commissione consiliare Ambiente del 5 novembre, dedicata soprattutto alla rientrata emergenza dopo l'incendio al porto alla ex Tubimar. Erano presenti, tra gli altri, oltre al direttore generale dell'Arpam, Giancarlo Marchetti, l'assessore comunale all'Ambiente Polenta, i consiglieri comunali PD Censi e Gambini e il consigliere Sanna, della lista civica "Ancona popolare" (che sostiene la maggioranza politica della Giunta), i consiglieri di opposizione Gianluca Quacquarini (Gruppo misto), Francesco Rubini (Altra Idea d Città), Daniela Diomedi (M5S).

Bonifazi, tra l'altro, aveva auspicato che l'Amministrazione comunale si impegnasse ad adottare misure atte a evitare l'aumento del traffico veicolare nelle zone dove è già alto, che i cittadini evitassero di praticare jogging lungo viale della Vittoria e in zona portuale, aggiungendo che è falso dire, come sostiene l'Amministrazione municipale, che i limiti di sforamenti di sostanze nocive nell'aria vengono superati in modo significativo a causa del funzionamento degli impianti termici. Già, gli sforamenti. E' del 12 novembre la notizia che tra il 7 e l'11 del mese il livello medio giornaliero di polveri sottili Pm10 rilevati dalle centraline hanno più volte sforato, rispettivamente 5 volte il limiti di legge - vig (centralina Ancona stazione FS) e di 2 consecutivi (Cittadella) per le Pm10.

Sforamenti limiti polveri, dati Arpam incompleti

In sintesi, poco rassicurante il quadro fornito dall'Arpam del numero di superamenti dal'inizio dell'anno a fine novembre: 25 per Ancona Stazione, 15 per Ancona Cittadella, a fronte dei 35 annuali massimi consentiti dal D.lgs. 155/2010. Secondo la normativa UE, di cui l'Italia ha recepito una direttiva, il livello vig è fissato in base alle conoscenze scientifiche per prevenire o ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e per l'ambiente nel suo complesso: per le Pm10 è di 50 µg/m3 da non superare, appunto, più di 35 volte per un anno; per le Pm2,5 è 25 µg/m3. Numero di sforamenti sotto le soglie normative, dunque, ma mancano i dati di dicembre! E alla luce di un quadro e di una situazione di monitoraggio generale incompleti, affatto chiari e scarsamente indicativi della realtà. E ciò basta alla sindaca Mancinelli e all'assessore Polenta per tranquillizzare i cittadini. Anche se, a fronte dell'incremento di inquinamento da polveri sottili nel periodo 7-11 novembre, l'Amministrazione comunale il 13 novembre aveva emesso una ordinanza che disponeva, tra l'altro, alcuni accorgimenti: che AnconAmbiente intensificasse e potenziasse lavaggio e spazzamento meccanico stradale; che fosse introdotta una riduzione oraria del funzionamento degli impianti termici per la climatizzazione della maggior parte degli edifici pubblici (da 12 a 8 ore al giorno); che i cittadini adottassero comportamenti virtuosi circa l'impiego del riscaldamento domestico, evitando che la temperatura nelle abitazioni superasse i 20°. L'ordinanza è stata revocata il 18 novembre per l'accertato abbassamento del livello nell'aria delle polveri sottili. "Ma il fatto che i limiti di legge siano stati sforati tra i 7 e l'11 novembre è tanto più grave considerato che anche in quei giorni i volumi di traffico veicolare erano molto ridotti a causa della pandemia Covd", hanno sottolineato i consiglieri comunali Rubini, Quacquarini e Diomedi, i quali, assieme a Sebastiani di Italia Nostra, si chiedono "che fine abbiano fatto i risultati del Pia di Bonifazi".

Sos dai consiglieri comunali: stop a slogan e misure tampone, rotta da cambiare con strategie concrete

"L'Amministrazione comunale continua a ripetere da anni che l'aria di Ancona è di buona qualità, ci raccontano sempre la storia che è paragonabile a quella dei Monti Sibillini (dichiarazione rilasciata del direttore Arpam Marchetti in commissione il 5 novembre) e invece non è così. L'Amministrazione persevera nel non essere affatto attenta, come vuol far credere, alla tutela ambientale. Siamo in questa situazione per le scelte urbanistiche sbagliate da parte della Giunta che continua nel proporre progetti vecchi e nocivi per la città, come il parcheggio multipiano all'ex caserma San Martino in pieno centro o la già avvenuta chiusura della Stazione marittima. Servono invece subito misure concrete per salvaguardare la salute dei cittadini riducendo lo smog in tutte le zone di Ancona ove si sviluppa il maggior volume di traffico, riducendo lo stesso, e un vero e proprio cambiamento di rotta nelle politiche ambientali", si legge in una nota congiunta di Rubini e Quacquarini. Quest'ultimo stigmatizza come "solo annunci i provvedimenti che la Giunta si impregnerebbe a rispettare per il benessere ambientale" e propone "un incremento del numero di corse del servizio di trasporto pubblico e il posizionamento in città di colonnine per il ricarico delle batterie dei veicoli a propulsione elettrica". Altra nota negativa, nel bilancio comunale di previsione 2020 - 2023, le risorse disponibili alla voce "Qualità dell'aria e riduzione dell'inquinamento sono pari a zero. Sulle misure concrete da adottare citate dai colleghi, concorda la consigliera comunale Diomedi, la quale denuncia "il grave ritardo della redazione, per stralci, ad Ancona, del piano urbano di mobilità sostenibile, un piano improntato ad una logica complessiva, non su interventi tampone, che dovrebbe prendere spunto da un piano urbano del traffico di cui Ancona è una delle poche città non dotata". Il piano per la mobilità sostenibile dovrebbe "scoraggiare l'accesso in città con mezzi su gomma, rilanciare la realizzazione di parcheggi scambiatori auto-bus in zone strategiche" (per fare degli esempi). "Inoltre - per la Diomedi - si dovrebbero introdurre nuove Zone a traffico limitato". E andrebbe riattivata la struttura della metropolitana di superficie. Fu approntata a suo tempo con più linee da nord, Falconara, a sud fino a Passo Varano e oltre, col potenziamento di alcune stazioncine e la costruzione di nuove. Una linea di spostamento a zero impatto ambientale poi bloccata e rimasta inutilizzata, costata centinaia di milioni.

La normativa europea regolamenta le concentrazioni in aria e ambiente non solo delle polveri sottili (particolato) ma anche di altre sostanze chimiche. Tra queste biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOX), monossido di carbonio (CO), piombo (Pb), benzene (C6H6), oltre alle concentrazioni di ozono (O3). Gli anconetani sono all'oscuro di tali concentrazioni. Ma, per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico in generale, qualcosa ci dicono alcune prove effettuate ad esempio nel quartiere Archi, di fronte al porto: lenzuola bianche stese dalle finestre, dopo pochi giorni diventate quasi nere.

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