THE ROOTWORKERS CON “DON'T BEAT A DEAD HORSE”. Il nuovo album dei marchigiani con radici delta blues e contaminazioni contemporanee: trascinante sfida a cliché e rigidità

14.10.2025

The Rootworkers tornano con Don't Beat a Dead Horse, il loro primo album in studio, in uscita il 17 ottobre 2025 su Bloos Records. Anticipato dal singolo Devil on My Bed nelle scorse settimane, l'album consolida il percorso della band marchigiana, portando il blues rock verso una forma più personale, asciutta e contemporanea.
Don't Beat a Dead Horse segna un'evoluzione nella scrittura dei Rootworkers che, affondando le radici nel delta blues, negli anni hanno contaminato il loro linguaggio con soul, garage, psichedelia e songwriting d'autore, sviluppando un'identità solida e riconoscibile. Oggi, valorizzate alla produzione di Frankie Wah dei Little Pieces of Marmelade, le strutture si fanno più compatte e immediate, gli arrangiamenti essenziali ma curati, con una ricerca timbrica che guarda al presente senza tradire la tensione originaria del blues. Un lavoro in profondità sulla forma-canzone, evitando forzature o strutture precostituite, con l'alleggerimento delle parti strumentali e l'apertura a sonorità e approcci moderni e non convenzionali. Ne risultano ballate più raffinate e pezzi più diretti volutamente più "scorretti".
Il titolo dell'album – un'espressione idiomatica americana che invita a non insistere su ciò che è ormai irrecuperabile – viene rovesciato nel suo significato: invece di arrendersi, i Rootworkers affrontano un genere classico con spirito critico e coraggio, sfidandone cliché e rigidità. La copertina, che ritrae un cavallo in lotta col lazo, ne è la sintesi visiva: un'immagine di resistenza e vitalità.
Consigliatissimo agli amanti di Jack White, Black Keys, All Them Witches, Jon Spencer Blues Explosion, e Led Zeppelin.
L'album verrà presentato dal vivo nel release party di giovedì 30 ottobre 2025 al prestigioso Germi di Milano, dove The Rootworkers festeggeranno insieme al proprio pubblico l'uscita di Don't Beat a Dead Horse.TRACK-BY-TRACK | LE PAROLE DEI ROOTWORKERS
1. Love Don't Pay the Rent - Un tripudio di amore raccontato con chitarre tremolanti, bassi rotondi e una voce sincera e graffiata. Cambiare casa diventa metafora di crescita, scoperta e legami autentici.
2. Unstoppable Pleasure - Un inno ai compagni di viaggio e al legame profondo con chi condivide il cammino del blues. Un omaggio ruvido e sognante a quel tempo eterno che non può conosce fine.
3. Catfish Blues - È l'unica cover del disco (di Robert Petway) e un classico dei nostri live, rivisitata in chiave personale tra botta e risposta di chitarre e una sezione ritmica incalzante. Un'escalation sonora che restituisce tutta l'intensità live.
4. Desert - "Desert" è il brano dannato del disco, sospeso tra voce sofferta, rhodes spaziali e basso caldo. Un viaggio onirico e surreale tra riflessioni esistenziali anche cupe, che si dissolve nei delay della parte dub.
5. It's Gone (And It's Alright) - Un brano di riscatto personale che trasforma la fine in un nuovo inizio, tra ansia e liberazione. La tensione si scioglie in uno special psych-reggae sfacciato, che chiude il cerchio con leggerezza.
6. Proud of My Life (Don't Ask Me Why) - È una rivendicazione, una dichiarazione d'identità fiera e consapevole, nonostante le difficoltà e l'incertezza della vita. Questo è il nostro modo di stare al mondo, e ci appartiene.
7. Not My Cup of Tea - Il brano più elettrico del lotto, attraversato da un'energia pulsante che culmina in un'esplosiva sezione boogie. La cassa dritta martella un "no" ossessivo alla realtà che ci circonda e a un destino che rifiutiamo.
8. Devil on My Bed - Abbiamo affrontato gli spiriti del blues del Mississippi che sono venuti a cercarci fin sotto le lenzuola, trasfigurandoli in un vortice di fuzz, slide, ipnosi e psichedelia. Un esorcismo tra sogno e devozione.
9. Dead Flower Blues (Alt. Take) | Una versione alternativa del nostro vecchio singolo ci apre nuove rotte nella black music più oscura e occulta. Un viaggio vicino alle atmosfere del root working, della magia nera e dei rituali iniziatici.

BIOGRAFIA
The Rootworkers nascono nel 2019 ad Appignano (MC), spinti da una comune passione per il delta blues e le sue ramificazioni più viscerali. Enrico Palazzesi (voce, chitarra e testi), Andrea Ballante (chitarra), Lorenzo Cespi (basso) ed Enrico Bordoni (batteria e tastiere) hanno saputo attingere da soul, garage, rock psichedelico e songwriting contemporaneo, fino a sviluppare un'identità sonora riconoscibile ed intensa. Nel 2022 pubblicano come autoproduzione l'EP d'esordio Attack, Blues, Release, a cui fa seguito a stretto giro il singolo Dead Flower Blues, grazie ai quali inaugurano una fitta stagione di live in giro per lo Stivale, calcando i palchi di Seravezza Blues, San Severino Blues e condividendo la scena con Sick Tamburo, King Hannah, Cinelli Brothers, Reverend Beat Man e Dome La Muerte, tra gli altri. Nel 2025 esce per Bloos Records il loro primo full length e secondo lavoro in studio, Don't Beat a Dead Horse, registrato con Frankie Wah (Little Pieces of Marmelade) ed anticipato dal singolo Devil on My Bed. L'album afferma una scrittura più matura e personale, che supera i cliché del blues per esplorarne nuove possibilità espressive.CREDITI
Enrico Palazzesi | Voce, chitarre
Andrea Ballante | chitarre
Lorenzo Cespi | basso
Enrico Bordoni | batteria e tastiere
Musica | The Rootworkers - Testi | Enrico Palazzesi
Registrato, mixato e prodotto da Frankie Wah agli Astronave Recording Studios di Recanati (MC)
Mastering | Guido Andreani
Foto | Ivan Belardinelli
Video e grafiche | Paolo Tasso

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