THE ROOTWORKERS CON “DON'T BEAT A DEAD HORSE”. Il nuovo album dei marchigiani con radici delta blues e contaminazioni contemporanee: trascinante sfida a cliché e rigidità


The Rootworkers tornano con Don't Beat a Dead Horse, il
loro primo album in studio, in uscita il 17 ottobre 2025 su Bloos Records.
Anticipato dal singolo Devil on My Bed nelle scorse settimane, l'album
consolida il percorso della band marchigiana, portando il blues rock verso una
forma più personale, asciutta e contemporanea.
Don't Beat a Dead Horse segna un'evoluzione nella scrittura dei Rootworkers
che, affondando le radici nel delta blues, negli anni hanno contaminato il loro
linguaggio con soul, garage, psichedelia e songwriting d'autore, sviluppando
un'identità solida e riconoscibile. Oggi, valorizzate alla produzione di
Frankie Wah dei Little Pieces of Marmelade, le strutture si fanno più compatte
e immediate, gli arrangiamenti essenziali ma curati, con una ricerca timbrica
che guarda al presente senza tradire la tensione originaria del blues. Un
lavoro in profondità sulla forma-canzone, evitando forzature o strutture
precostituite, con l'alleggerimento delle parti strumentali e l'apertura a
sonorità e approcci moderni e non convenzionali. Ne risultano ballate più
raffinate e pezzi più diretti volutamente più "scorretti".
Il titolo dell'album – un'espressione idiomatica americana che invita a non
insistere su ciò che è ormai irrecuperabile – viene rovesciato nel suo
significato: invece di arrendersi, i Rootworkers affrontano un genere classico
con spirito critico e coraggio, sfidandone cliché e rigidità. La copertina, che
ritrae un cavallo in lotta col lazo, ne è la sintesi visiva: un'immagine di
resistenza e vitalità.
Consigliatissimo agli amanti di Jack White, Black Keys, All Them Witches, Jon
Spencer Blues Explosion, e Led Zeppelin.
L'album verrà presentato dal vivo nel release party di giovedì 30 ottobre 2025
al prestigioso Germi di Milano, dove The Rootworkers festeggeranno insieme al
proprio pubblico l'uscita di Don't Beat a Dead Horse.TRACK-BY-TRACK | LE PAROLE DEI ROOTWORKERS
1. Love Don't Pay the Rent - Un tripudio di amore raccontato con chitarre
tremolanti, bassi rotondi e una voce sincera e graffiata. Cambiare casa diventa
metafora di crescita, scoperta e legami autentici.
2. Unstoppable Pleasure - Un inno ai compagni di viaggio e al legame profondo
con chi condivide il cammino del blues. Un omaggio ruvido e sognante a quel
tempo eterno che non può conosce fine.
3. Catfish Blues - È l'unica cover del
disco (di Robert Petway) e un classico dei nostri live, rivisitata in chiave
personale tra botta e risposta di chitarre e una sezione ritmica incalzante.
Un'escalation sonora che restituisce tutta l'intensità live.
4. Desert - "Desert" è il brano dannato del disco, sospeso tra voce sofferta,
rhodes spaziali e basso caldo. Un viaggio onirico e surreale tra riflessioni
esistenziali anche cupe, che si dissolve nei delay della parte dub.
5. It's Gone (And It's Alright) - Un brano di riscatto personale che trasforma
la fine in un nuovo inizio, tra ansia e liberazione. La tensione si scioglie in
uno special psych-reggae sfacciato, che chiude il cerchio con leggerezza.
6. Proud of My Life (Don't Ask Me Why) - È una rivendicazione, una
dichiarazione d'identità fiera e consapevole, nonostante le difficoltà e
l'incertezza della vita. Questo è il nostro modo di stare al mondo, e ci appartiene.
7. Not My Cup of Tea - Il brano più elettrico del lotto, attraversato da
un'energia pulsante che culmina in un'esplosiva sezione boogie. La cassa dritta
martella un "no" ossessivo alla realtà che ci circonda e a un destino che
rifiutiamo.
8. Devil on My Bed - Abbiamo affrontato gli spiriti del blues del Mississippi
che sono venuti a cercarci fin sotto le lenzuola, trasfigurandoli in un vortice
di fuzz, slide, ipnosi e psichedelia. Un esorcismo tra sogno e devozione.
9. Dead Flower Blues (Alt. Take) | Una versione alternativa del nostro vecchio
singolo ci apre nuove rotte nella black music più oscura e occulta. Un viaggio
vicino alle atmosfere del root working, della magia nera e dei rituali
iniziatici.

BIOGRAFIA
The Rootworkers nascono nel 2019 ad Appignano (MC), spinti da una comune
passione per il delta blues e le sue ramificazioni più viscerali. Enrico
Palazzesi (voce, chitarra e testi), Andrea Ballante (chitarra), Lorenzo Cespi
(basso) ed Enrico Bordoni (batteria e tastiere) hanno saputo attingere da soul,
garage, rock psichedelico e songwriting contemporaneo, fino a sviluppare
un'identità sonora riconoscibile ed intensa. Nel 2022 pubblicano come
autoproduzione l'EP d'esordio Attack, Blues, Release, a cui fa seguito a
stretto giro il singolo Dead Flower Blues, grazie ai quali inaugurano una fitta
stagione di live in giro per lo Stivale, calcando i palchi di Seravezza Blues,
San Severino Blues e condividendo la scena con Sick Tamburo, King Hannah,
Cinelli Brothers, Reverend Beat Man e Dome La Muerte, tra gli altri. Nel 2025
esce per Bloos Records il loro primo full length e secondo lavoro in studio,
Don't Beat a Dead Horse, registrato con Frankie Wah (Little Pieces of
Marmelade) ed anticipato dal singolo Devil on My Bed. L'album afferma una
scrittura più matura e personale, che supera i cliché del blues per esplorarne
nuove possibilità espressive.CREDITI
Enrico Palazzesi | Voce, chitarre
Andrea Ballante | chitarre
Lorenzo Cespi | basso
Enrico Bordoni | batteria e tastiere
Musica | The Rootworkers - Testi | Enrico Palazzesi
Registrato, mixato e prodotto da Frankie Wah agli Astronave Recording Studios
di Recanati (MC)
Mastering | Guido Andreani
Foto | Ivan Belardinelli
Video e grafiche | Paolo Tasso
PER CONTATTI, ASCOLTI E ALTRE INFO
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