Un dipinto databile oltre 200 anni fa e breve storia di un edificio mirabile esempio del ‘700 anconetano

06.03.2021
Palazzo Jona www.fondoambiente.it
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di Giampaolo Milzi

E' stato difficile datare esattamente l'opera della Madonna col Bambin Gesù tornato al suo posto. Ma Urlo ha rintracciato da un collezionista una stampa che riproduce più soggetti e fornisce varie informazioni: il progetto dell'edicola sacra con all'interno il dipinto originario (un po' diverso, perché alcune porzioni erano andate perdute, da quello pur molto simile restituitoci dall'ottimo restauro dell'urbinate Vittorini); accanto all'edicola un piccolo quadro che raffigura un personaggio in preghiera su un inginocchiatoio con lo squadro rivolto verso la Vergine e il piccolo Gesù; alcune frasi scritte molto importanti. In particolare la nota minuta, quella più in basso, che così recita: "L'immagine che si riproduce, già esisteva spoglia d'ogni ornamento; ed essa fu apposto il voto che ivi si scorge nel 1817 per G.R. (grazia ricevuta, ndr"). Dunque il dipinto ad olio nell'edicola potrebbe risalire anche a qualche anno prima del 1817. L'edicola fu costruita nel 1856 (l'anno in numeri romani è sul bordo basso della stessa). Una didascalia ne cita l'attribuzione: progetto di "F. Mengazzini" (Ferdinando Mengazzini, lo stesso che proprio nel 1856 progettò l'ampia scalinata che conduce all'Arco di Traiano nel porto di Ancona); esecuzione dello scalpellino "A.Egidi". "Un Monumento - si legge sempre nella citata stampa - eretto sul prospetto del Palazzo Bourbon del Monte in Ancona via del Calamo (oggi corso Mazzini, ndr.) inaugurato il giorno 8 dicembre dal committente Pietro Bourbon Marchese del Monte. Il Marchese Bourbon del Monte fu proprietario dell'edificio nell'800. Ma il palazzo, seppur in diverse forme, risale almeno al secolo precedente. Nella pianta di Ancona del De Giardinis del 1743 è indicato come "Abitazione del Sig. Francesco Moscheni". Nel 1756, quando l'unica figlia di Francesco, Angelica, sposò il marchese Carlo Francesco Millo (nipote del cardinale Giovanni Giacomo Millo), l'edificio passò ai Millo. E le nozze furono l'occasione per ristrutturarlo, dal 1756 al 1770, in stile tardo-barocco, uno stile di architettura "che viene attribuito dai contemporanei all'architetto Francesco Maria Ciarrafoni", secondo lo storico Vincenzo Pirani. Per lo storico Fabio Mariano invece la trasformazione avvenne su progetto di Carlo Marchionni, negli anni 1770-80. Il mutamento stilistico in ogni caso "riflette decisamente il lessico vanvitelliano ormai familiare ad Ancona (alto basamento, cantone curvo con targa e festone, esedra colonnata, conchiglia in nicchia nell'androne)", scrive lo studioso Michele Polverari in "Le arti di Ancona nel Settecento (1999). L'influenza del Vanvitelli è presente nel caratteristico, mirabile balcone angolare (sorretto da mensoloni e decorato da festoni) sul bordo arrotondato, che dà sia su corso Mazzini che su piazza della Repubblica. Al centro della facciata principale di corso Mazzini, con due balconi, si apre un maestoso portale d'ordine dorico, con bugne a dado affiancato ai lati da botteghe; doppie paraste a bugne lisce si trovano ai cantonali, che svoltano su via Gramsci. Riguardo ai piani del palazzo, sempre seguendo Polverari, sono cinque, comprendenti le "botteghe al piano terreno con i soprastanti magazzini (..,), due piani di rappresentanza". Infine due mezzanini, le cui facciate sono realizzate in laterizio e ingentilite da bugnato liscio, elementi decorativi e cornici in pietra d'Istria.

Sempre secondo Pirani "gli stucchi che ornano le pareti dello scalone e dell'ingresso e quelli che inquadrano le pitture (interne, ndr.) sono della bottega di Gioacchino Varlè. Fu Giuseppe Pallavicini a decorare l'interno dell'immobile, dove dall'atrio si accede al citato scalone d'onore monumentale e a una corte con una esedra colonnata. Il pittore lombardo realizzò gli affreschi dei soffitti delle sale di rappresentanza con scene mitologiche e paesaggi, pare intorno al 1770. La famiglia nobiliare Bourbon del Monte aveva acquistato il palazzo dai Millo nella prima metà del XIX secolo. Poi, dopo l'unità d'Italia, lo aveva ceduto alla famiglia israelita Jona (Raffaele Jona fu presidente della Camera di Commercio di Ancona nel periodo 1902-1916). 

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